sabato 14 maggio 2011

Ombrelli

Non ricordo la data precisa quando cominciò. Ma ho perfettamente in mente la prima volta.
Era una giornata di pioggia intensa. Dal mattino presto un terribile acquazzone infradiciava le strade e le persone di M…
Io uscii, non so se per lavoro o altro, quando decisi di fare una sosta ristoratrice prendendomi un caffé.
Sulla soglia del bar scossi il mio vecchio ombrello nero caratterizzato da un buco su un lembo e una stecca storta. Aprii la porta, mi avvicinai al portaombrelli e lo notai. Era un ombrello. Magnifico. La copertura di tela decorata da disegni blu su sfondo verde, il fusto di acciaio lucido e il manico in legno chiaro. Stava ordinatamente riposto legato col suo cintolino, risplendente sugli altri esemplari tristi e grigi. Scattò subito in me un fortissimo e strano desiderio di possedere quel meraviglioso oggetto, tanto la sua bellezza mi aveva ammaliato. Cercai di mantenere la calma, mentre docilmente mi accodavo agli altri avventori in fila per fare lo scontrino alla cassa. Intanto volgevo intorno lo sguardo cercando di indovinare quale fosse tra i clienti il possessore di quella meraviglia. Nel frattempo arrivai alla cassa e pagai il mio caffé, che sgomitando riuscii ad ordinare al barista.
Quello che mi rimaneva da decidere era quando sarei entrato in possesso di quell’oggetto, cioè quando agire. Il caso decise per me facendo entrare nel locale un gruppo di persone chiassose e vocianti. Finii il caffé in un sorso. Era bollente e ricordo che mi bruciai la lingua. Mi avviai all’uscita e con estrema noncuranza estrassi dal portaombrelli quella specie di dono. Subito fuori della porta col cuore in gola me lo aprii sulla testa, per poi allontanarmi a passi svelti. Ricordo che per paura di essere seguito, presi un tram a caso che stava arrivando e ne scesi dopo alcune fermate.
La mano con la quale reggevo l’Ombrello Meraviglioso, la sinistra, era illuminata di verde e blu. La tela filtrava la luce di questo scialbo mondo, colorandomi di sé. Ah, meraviglia!

Esci da casa. Precipitati fuori e fuggi da quell’odioso energumeno che hai sposato non so più perché. Ogni giorno le vessazioni che ella ti infligge diventano sempre più umilianti e tu sei prigioniero della tua incapacità di reagire. Puoi avere su di lei quest’unica piccolissima rivincita. Prendimi e usciamo. Ora che piove, mentre lei dorme ancora. Lasciale quell’altro striminzito ombrellino nero, che neanche la copre tutta. Certo, quando tornerai a casa lei ti aggredirà per questo, ma che t’importa. Per un attimo lei avrà pagato.

Mentre camminavo nella pioggia, montava in me uno strano sentimento di odio furioso verso quella creatura opprimente, che era mia moglie ma che non conoscevo.
Non andai al lavoro quel giorno, né a casa. Lo trascorsi camminando per le vie di una città affannata e fradicia, sotto certi aspetti sconosciuta, con quei nuovi ricordi e pensieri che mi affollavano la mente. Che non erano i miei ma era come se lo fossero! Nella mia testa, nella mia memoria e anche nella mia coscienza, due personalità, anzi due persone, si osservavano a vicenda e quasi combattevano per il predominio.
Non ricordo come tornai finalmente a casa. Infilai l’Ombrello Meraviglioso con un gesto automatico nel portaombrelli e mi occupai delle solite faccende domestiche non pensando a ciò che mi era successo. Seppur un certo disagio mi accompagnò fino alla notte.
Fu quasi con sorpresa che il giorno dopo mi riaprii sulla testa l’Ombrello Meraviglioso, che di nuovo mi inondò con gli strani pensieri del suo vecchio proprietario, che dovevano essergli rimasti impigliati dentro e che io in qualche modo percepivo.
Così accadde per vari giorni successivi, finche capitai in un bar molto al di fuori della mia solita zona. Entrando riposi l’ombrello all’ingresso insieme agli altri, per poi ordinare qualcosa e sorseggiando (non so cosa fosse, ma ho chiaro il ricordo di quell’idea che nacque mentre ingerivo un liquido caldo), mi venne in mente di cambiare l’Ombrello Meraviglioso con un altro. Forse una prima scintilla scoccò quando vidi nel portaombrelli un esemplare di un bel rosso vivo e di dimensioni fuori dalla norma, che faceva bella mostra di sé tra gli altri. Pagato il conto mi diressi all’uscita e lo estrassi contemporaneamente lanciando un’occhiata agli avventori. Quando le dita si strinsero attorno al manico, incrociai lo sguardo della proprietaria, una ragazzetta bruna dall’aria scialba e un poco volgare. Fu un attimo, il tempo di un respiro e già ero fuori con il Nuovo Ombrello Meraviglioso sulla testa. Ero rosso alla sua luce.

Che fatica tutti i giorni la scuola, con quel ragazzo antipatico che ti prende in giro e ti ferisce chiamandomi brutta. Poi il pomeriggio nel negozio di tua madre a sfacchinare, senza una minima riconoscenza in cambio. Nel sonno abbracci la tua bambola di pezza, unica amica nelle notti insonni. Intanto sogni l’amore, una vita felice che non avrai mai, che sarà stata sempre, come ora, infelicità e amarezza.

Quei pensieri di paura, speranza e tristezza mi penetrarono la mente con tale violenza che ne fui sopraffatto. Chiusi il grande ombrello rosso quasi ansimando. Volevo cambiare ancora vita.
Fortunatamente potevo farlo semplicemente cambiando ombrello e assaporando i nuovi pensieri e i nuovi ricordi che vi avrei trovato impigliati.
Per essere sicuro di trovare felicità nell’ombrello, andai in una zona molto chic della città ed entrai in un’elegante sala da tè. Entrò ad un certo punto un giovane dall’aspetto affascinante con l’aria di chi è sicuro di sé. La copertura del suo ombrello era di uno spesso tessuto di un intenso bruno caldo, con il fusto ed il manico in legno chiaro. Decisi di prendere a lui ciò che a me mancava.
Tale era il bisogno di sbarazzarmi della soffocante angoscia della mia vita opprimente, che senza il minimo ritegno entrai nel locale, scambiai gli ombrelli e uscii.
La pioggia bagnava il mondo intorno.

Sei un manager rampante di una importante società. Incedi tra la gente che ammira i tuoi  modi sicuri e risoluti. La tua vita è un susseguirsi di impegni di lavoro, di feste con gli amici, di incontri galanti e tuttavia è vuota. Dove sono gli amici, dove le donne che dicevano di amarti? Quale è in definitiva lo scopo della tua vita? Il divertimento, i soldi, il sesso sono solo schermi dietro ai quali nascondere un egoismo fine a se stesso. Dove sono tutti quando hai bisogno di aiuto, quando nelle sere solitarie la tristezza ti prende con le sue dita di ghiaccio lacerandoti l’anima?

No, non era possibile! Di nuovo mi precipitai in un altro bar,

Hai ancora tradito tuo marito? Ti senti in colpa, vero? Ma non puoi farne a meno.

E in un altro ancora.

Anche oggi hai pianto, per quella ragazza che non ti guarda nemmeno?

E poi in un altro quel giorno e nei giorni successivi.

Sei solo un piccolo uomo con un piccolo lavoro. Ti senti schiacciato, eh?

Fui uomini, fui donne, fui vecchi e giovani. Ma mai più fui me stesso e ogni giorno innumerevoli volte provai il disagio e il dolore, la tristezza e raramente un barlume di felicità, soffocato e spesso crudele. Sentii le ansie e le angosce di gente che furono me, di vite che divennero la mia, di cui io mi appropriai rubandone frammenti impigliati a quei testimoni silenziosi e memori che sono gli ombrelli.
Ora mi trovo qui senza neanche sapere chi io sia. Solo un ricordo veramente mio è rimasto. Quel vecchio ombrello nero con un buco su una falda e una stecca storta, smarrito chissà dove, che forse trattiene ancora con sè una piccola parte di me.

___

6 commenti:

  1. bell'idea. racconto interessante, avrei voluto conoscere i pensieri dquell'ombrello con il buco e la stecca storta.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Endi. Questo è stato il primo racconto che ho scritto e che è rimasto nel cassetto per moltissimi anni.
      Penso che in parte quei pensieri li puoi trovare sparsi in questo blog... soprattutto tu, che sai leggere tra le righe.

      Elimina
  2. Che bel racconto!!! Davvero particolare!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Marianna,grazie mille. Continua a leggermi e commentarmi, ti prego.

      Elimina
  3. AGO sono totalmente d'accordo con endi e Marianna,hai scritto un bel racconto,davvero originale,e di quelli letti sin'ora questo lo reputo uno dei migliori,
    Leggendo il racconto si evince con rammarico di quanto è triste,vuota e opprimente la società di oggi.
    In nessuno di questi "ombrelli" c'era amore,gioia,onestà... ma solo i piu oscuri sentimenti di questo mondo.
    Anzi uno degli ombrelli era diverso!
    L'ombrello con il buco e la stecca storta era il più "colorato" e il più bello di tutti
    Ci posso scommettere!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Speriamo che quell'ombrello prima o poi salti fuori. Non ho ancora smesso di cercarlo...

      Elimina