lunedì 12 marzo 2012

Selva oscura (scrivere 4) - racconto breve


Parole nell’aria.
Idee.
Paure e amori.
Nella foresta dei significati nascosti cammino. In mano un retino per farfalle. Da ogni parte suoni misteriosi. Parole sussurrate nel buio tra gli alberi. Deformi.
Volti ostili emergono dalle ombre come larve spettrali. Nemici fascinosi. Che cantano nenie di antiche sirene. Mi attraggono e mi respingono. Bellezze che puzzano di pesce.

Un passo falso e sarei perduto. Un passo oltre il sentiero e potrei smarrirmi per sempre in questa selva oscura, nella quale non credo di trovare una guida.
Eppure è forse lo smarrirsi la strada vera. Se Cappuccetto Rosso non avesse abbandonato il sentiero. Se non si fosse infischiata delle raccomandazioni della madre. Se non si fosse fatta affascinare dalla bellezza dei fiori cresciuti fuori dalla sua portata, noi oggi non conosceremmo la sua storia. Sarebbe stata solo una bambina ubbidiente e noiosa andata e tornata dalla casa della nonna.
Quindi ben vengano i passi falsi. Alla cieca. Ben venga la fiducia mal riposta. Ben vengano i tradimenti delle persone care. Gli amori difficili. Le bollette in arretrato. Se scrivessimo le cose come dovrebbero essere, passeremmo il tempo a stracciare i fogli e gettarli via. Sbadigliando.
Le cose si scrivono per come sono. Bisogna solo cogliere i significati, i rimandi. I collegamenti. È questo il compito di chi scrive? O è quello di chi legge?
Nel corpo da impiegato in cui sono prigioniero, queste domande rimbalzano ingigantendosi fino a perdere senso. Il loro fragore. Il loro strepito. I loro significati si mescolano e confondono.
Questo corpo da impiegato che vivacchia e si mantiene e mi è estraneo. Anche se sono qui dentro e lo possiedo solo a volte, solo ritagliando momenti di brevissima lucidità. Da questo punto di vista particolare ho avuto modo di osservare con un certo distacco la sua vita, i suoi rapporti con gli altri, con l’amore e il resto.
Ho condiviso con questa persona molte sensazioni. Quel distacco di cui sopra non mi è sempre riuscito alla perfezione. Devo dire che le sue forti rabbie, le forti delusioni e le forti passioni mi hanno coinvolto più di quanto avessi mai voluto.
Però insieme siamo arrivati ad un risultato. Insieme abbiamo pianto, riso, osservato e scritto. Insieme abbiamo pubblicato il mio primo volume di racconti.
A voi che mi avete letto, criticato e apprezzato offro questa piccola opera. Questa piccola cosa. Il frutto della mia anima e di tutta la mia volontà. Si intitola Racconti Brevi.
Voi compratela, intanto io procederò nella mia vana ricerca e ve ne renderò conto.
Per ora, grazie.

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un racconto breve di AGO

4 commenti:

  1. Grazie a te AGO!
    Quanta verità c'è in quanto hai scritto, e il sottoscritto aggiunge anche che per quanto le cose della vita possano essere brutte o belle almeno ci si può sfogare,c'è chi scrive,c'è chi dipinge,c'è chi canta...

    Se tutto fosse perfetto e lineare la vita sarebbe appunto noiosa,sterile e arida,questo punto di vista lo condivido pienamente,però se la vita è fatta solo di dolore,amarezze,pianti e tristezza allora sarebbe (perdona l'espressione) una di vita di cazzo.
    Il bene e il male (come lo ying yang) sono necessari

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    1. tutto questo è vita, però a volte è MOLTO faticoso.

      no, grazie a te che leggi e che ti prendi pure il disturbo di commentare.

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  2. E un piacere invece,sono sempre stato cosi,cioè commento e dico sempre la mia.
    Lo faccio per me,che mi piace condividere i miei pensieri con altri ma sopratutto per lo scrittore (come ti ho già scritto nel commento del racconto "The Road") che voglio comunicargli le mie impressioni,le ,mie emozioni...e anche conferma di aver capito e interpreato ciò che ho letto,purtroppo qualche voltà le cose mi sfuggono,ma penso siamo tutti un pò cosi.

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