mercoledì 8 febbraio 2012

Contatto - racconto breve di fantascienza

Era lì, in mezzo a milioni di altri, Davide. Più grossi di lui. Più grandi di lui. Un ago in un pagliaio. Si nascondeva bene, Davide. O piuttosto, era difficile da trovare.
Però un contatto ci fu. Il destino? Il caso?
Una sera in un bar da solo, Davide sentì due di loro parlare. Avevano toni sommessi ma lui percepì comunque un forte accento. Straniero.
Si avvicinò. Erano simili a lui, due ragazzi in apparenza ma qualcosa in loro li rendeva diversi. Una sorta di legame quasi telepatico, per cui non tutte le frasi erano formulate per intero Bastava un accenno di uno, perché l’altro capisse il senso. Davide si avvicinò ancora un po’. Lo videro. All’unisono.
Assunsero un’espressione sorpresa e leggermente infastidita. Davide si rese conto di aver interrotto una sorta di conciliabolo segreto ma ormai era fatta. Si fece avanti.
Salve, disse. Silenzio.
Ho casualmente colto alcune frasi del vostro discorso. Mi sono incuriosito. Silenzio, di nuovo.
Vorrei capire se ciò che ho sentito è la verità e soprattutto vorrei unirmi a voi nel renderlo possibile. Aiutarvi, insomma.
Uno dei due lo guardò. Alto e bruno. Capelli ricci, aria mediterranea. Davide sentì una forza insinuarsi nella sua mente. Come una mano che tasta un frutto. Per valutarlo.
Ciao, gli disse quello col suo accento. Io sono linea-linea-punto—linea-linea—punto-punto-linea-punto. Piacere. Prima di tutto è meglio chiarire cosa tu abbia capito della nostra conversazione, giusto? Concluse rivolgendosi all’altro, che invece era biondo, occhi azzurri, un po’ pallido. Molto scandinavo. Si eh, rispose.
Dunque, disse Davide, mi pare di aver inteso che voi veniate da un altro pianeta e che vogliate invadere il nostro. O meglio, insinuarvi nel nostro mondo. Volete forse che ci abituiamo all’idea della vostra presenza tra di noi, o roba così, prima di manifestarvi del tutto.
I due lo guardarono.
Se per caso pensate che io stia accettando tutto questo con esagerata naturalezza, riprese, sappiate che per me tutto questo è fantastico. È un sogno che si avvera. L’occasione della vita. Saranno stati i fumetti, i libri, i film. Comunque sono pronto.
I due si guardarono. A Davide parve di cogliere in quello sguardo un fugace sorriso.
In realtà, disse il bruno, non è esattamente così. La nostra intenzione è quella di farvi evolvere. Vorremmo strapparvi dal vostro passato e gettarvi nel nostro futuro. Ciò che voi fate tutti i giorni è per noi quasi motivo di riso. Capiamo che sia difficile, per questo vogliamo aiutarvi. D’altra parte la nostra cultura è talmente superiore alla vostra, che un contatto diretto vi distruggerebbe.
L’altro muoveva il capo in segno di assenso. Potresti essere tu un precursore, disse. In effetti potremmo tentare di usare alcuni di voi come ponti tra le nostre culture. Potrebbe essere un’idea. Si rivolse al bruno. Potremmo fare di alcuni di loro una sorta di precursori.

Allungò un tentacolo grigiastro verso Davide. Lo guardò. I suoi occhi iniziarono a brillare. L’intensità della luce crebbe fino a diventare accecante. Gli occhi di Davide dolevano ma non riusciva a chiuderli. Si sentì strappare dal suo stesso corpo. Svenne.
Al suo risveglio si ritrovò in una sala oscura. Intorno, Davide percepì alcune presenze.
Benvenuto, disse una voce gorgogliante alla sua destra. Il timbro era familiare. Sei alla presenza del Gran Consiglio al completo. Io sono il Gran Cerimoniere linea-linea-punto—linea-linea—punto-punto-linea-punto. Con me sono la Gran Sacerdotessa punto-linea-punto, il Gran Maestro linea-punto-punto-punto e il Consigliere linea-linea—punto-linea—linea-punto-linea-punto. Siamo qui riuniti per esaminare il tuo caso. Sei il primo candidato umano a prendere parte della nostra missione. Avrai l’alto onore ed il gravoso impegno di rispettare le regole del Consiglio. La tua missione sarà quella di unire i nostri due mondi per spianare la strada al contatto tra le nostre culture. Se riuscirai, sarai ricordato dai posteri come un eroe. Ora, amici, prepariamoci all’esame.
Le creature nella penombra si avvicinarono a Davide. Passi strascicati e respiri affannosi. Calore alieno. La poltroncina su cui era seduto si distese a formare un lettino, quasi da sala operatoria. Le creature lo toccarono ma la forte luce proveniente dall’alto gli impedì di vedere distintamente le forme.
Viscidi tentacoli entrarono nella sua mente. Toccarono, esplorarono. Davide si sentì violato. All’improvviso un disperato istinto di conservazione ebbe il sopravvento.  Senza sapere come, tentò disperatamente di scacciare quegli invasori. Innalzò delle barriere, si rifugiò negli angoli più remoti della sua coscienza. Protesse la sua memoria.
Lo sforzo fu enorme ma poi sentì i mostri ritirarsi. D’improvviso la sua mente fu vuota. Tornò solo.
La luce si spense. Il lettino tornò poltrona. Le creature erano ancora attorno a Davide ma stavano comunicando nella loro lingua tutta sibili e schiocchi.
Uno si fece avanti. Davide scorse i lineamenti umanoidi che gli erano familiari. Era il bruno. Il volto di triste delusione.
L’esame è concluso, disse. Purtroppo tu non sei all’altezza del compito che ti avremmo affidato. La tua mente è troppo primitiva per noi. Le tue paure, i tuoi pensieri non sono in accordo con le nostre intenzioni. Non ti sei piegato al nostro volere. Quindi sarai escluso.
La luce si spense. Davide ebbe l’impressione di precipitare. Giù, sempre più giù. Sempre più veloce. All’improvviso un colpo.

Quando si svegliò, Davide si trovò nella sua auto, motore spento, sul bordo di una strada di campagna. Al buio. Aveva una strana confusione in testa. Ricordava la giornata di lavoro, poi il bar. Ricordava di aver scambiato qualche chiacchiera con due amici. Poi niente. Il vuoto. Gli ci volle un po’ di tempo per orientarsi, ma alla fine capì. Non era troppo lontano da casa. Accese il motore e si avviò. Aveva una gran voglia di stare da solo e scrivere...

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un racconto di fantascienza di AGO

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4 commenti:

  1. Bel racconto sci-fi!
    Ironicamente posso dire che:
    Ora capisco perchè gli alieni non vogliono avere a che fare con noi.
    :-)

    Comunque giusta la scelta di Davide,di fallire "volontariamente" il test,perchè presto quella forma di "evoluzione" si sarebbe trasformata in ABUSO.
    Meglio primitivi ma liberi,anche se oggi come oggi la parola libertà purtroppo per molti è solo un eufemismo

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    1. Un racconto sci-fi che in realtà si ispira al mio contatto con altri scrittori...

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  2. bè allora in questo senso sei "libero" senza essere dettato da scelte altrui...
    :-)

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