martedì 12 febbraio 2013

Ultimo respiro - racconto breve


L’aria non vuole essere risucchiata da quella bocca dischiusa e immobilecome una caverna nel fianco decrepito di una montagna.
Allora l’aria si vendica. Screpolando le labbra. Gonfiando la lingua. Seccando la gola.
Quando viene espulsa dagli stanchi polmoni, quell’aria che è divenuta respiro si ritrova quasi intatta e si pente delle sue cattiverie. Ma ormai.

Prova pietà.
Come può quel corpo disteso dirsi ancora vivo? Nessuno si è accorto della sua richiesta di aiuto?
La donna vecchia è prossima al grande passo. Ma lo teme. Il cuore pompa testardo un liquido simile al sangue. Denso. È l’unico organo che si aggrappa disperatamente alla vita. Gli altri stanno cedendo. E lui pompa.
Il soffio d’aria divenuto respiro non può sopportare quell’angoscia. E va.
Cerca chi possa alleviare quel dolore. Chi possa porre termine a quell’agonia.
Si alza alto nel cielo senza disperdersi. Ha con sé l’essenza ultima di quella persona. Vuole conservarla. Preservarne il ricordo. Non la conosceva prima, ma ora c’è stato uno scambio intenso. E doloroso.
Su nel cielo non trova nulla. Non c’è nulla. Non c’è nessuno a cui l’aria divenuta respiro possa chiedere aiuto. Negli eterei spazi le nuvole si rincorrono, scivolando sulle correnti, totalmente indifferenti a ciò che sta sotto di loro. Anche l’aria divenuta respiro era così. Prima niente la toccava. Prima tutto le era indifferente. Ma ora.
L’aria divenuta respiro è avvilita. È mortificata. Nessuno ha ascoltato le sue preghiere.
Allora l’aria divenuta respiro rinuncia all’impresa e torna da quella vecchia signora di cui è parte. La trova ancora lì aggrappata insensatamente.
Torna e lì accanto vede un’ombra. È l’uomo di cui si ha paura. L’uomo nero. La fine di tutto.
L’ombra oscura si avvicina al letto su cui la donna è stesa da giorni. Porge la mano alla vecchia signora. Lei apre gli occhi. Guarda l’ombra. Guarda l’aria divenuta il suo ultimo respiro e sorride.
L’uomo ombra la porta con sé.
Finalmente l’aria divenuta respiro ottiene il premio per le sue fatiche.
L’oblio.

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7 commenti:

  1. un colpo allo stomaco, bel racconto. mi chiedo da 2 anni a questa parte come sarà quel giorno per me, se me ne accorgerò oppure no, e che faccia avrà l'uomo nero da cui purtroppo non si scappa.
    bel racconto.

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  2. ciao Endi, spero che quel giorno ci accorgeremo di quello che succederà, perchè trovo terribile andarsene nell'incoscienza. Spero che il volto dell'uomo nero sia amichevole o almeno non troppo ostile.
    Grazie Endi. Grazie.

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  3. Bellissimo... la morte dal punto di vista dell'aria che respiriamo, l'anima come soffio vitale. complimenti, racconto originale e poetico.

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  4. Caro AGO, innanzitutto i soliti sinceri complimenti per questo racconto, hai saputo descrivere la morte un passaggio obbligatorio da un punto di vista particolare e inedito!

    Io dal canto mio ti confesso che non c'è un solo giorno della mia vita che non penso alla morte,e i motivi sono molteplici in primis causate dalle delusioni subite e (che subisco) in questa mia esistenza e tengo la speranza che esista un posto chiamato "aldilà" dove amore e armonia regnino sovrano,e poi anche perchè come tutti sono curioso di sapere cosa c'è dopo.
    Ci sarebbero altri motivi ma mi fermo qua.

    "L'uomo nero" che la possiamo intendere come "Morte" secondo un mio modesto parere,quando avverrà quel fatidico giorno non ci sarà nessun accompagnatore e nessun Caronte,da soli siamo venuti in questo mondo e da soli lo lasceremo.
    AGO la penso come te,sarebbe brutto morire e andarsene nell'incoscienza,spero che non sarà cosi.

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    1. Ok la speranza che ci sia un aldilà ma è meglio vivere pensando che no. Capisco che le delusioni siano un pesante fardello, ma mai la morte potrebbe è la soluzione.
      Triste ma bello il tuo ultimo pensiero.

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