lunedì 22 ottobre 2012

Condanne eterne - racconto breve


Vieni Raamiel, corri. Hanno combinato un casino!
Cosa c’è Tamiel? Non posso stare molto lontano dal mio posto. Sono di turno.
Lo so. Però guarda laggiù. Caspita. È veramente incazzato!
Raamiel lanciò uno sguardo oltre le dimensioni fino a giungere al Giardino.
Una donna nuda, si stava coprendo il pube con una mano mentre con l’altra si faceva maschera degli occhi. Inondato di lacrime il volto era atteggiato ad un pianto disperato. Smorfia teatrale.
Accanto a lei l’uomo teneva le mani giunte e il capo chino. In ginocchio. Anche dai suoi occhi sgorgavano abbondanti lacrime.

Raamiel notò ai piedi dei due il frutto morso dell’albero proibito. Guardò a terra appena in tempo per cogliere tra l’erba il guizzo veloce di un serpe nero. Che per colpa della metamorfosi non riconobbe, anche se riconobbe in lui qualcosa di familiare. Lucifer? Si chiese.
Tutta la scena era dominata da Signore. Vestito di luce grandiosa e sublime. Circondato dal suo potere. Abbagliante e terribile.
È veramente  incazzato, disse Raamiel con un brivido nella voce, dando di gomito al compagno. Avverti le vibrazioni?
Si le sento, rispose Tamiel.
Dio alzò un dito. Accusatore. Punitore. Le sue parole si diffusero per tutto il creato. Avete mangiato dell’albero che vi avevo proibito. Il Nemico è stato punito. Ora tocca a voi!
Anche la donna cadde in ginocchio. Allungò la mano verso l’uomo, tentando di ricevere da lui conforto ma lui si scostò, accusandola di averlo fatto cadere. Accusandola di averlo fatto peccare. Lei rivolse le sue accuse al Serpente. Le loro grida si confondevano in pianti. La rabbia mista al dolore.
Egli li zittì.
Raamiel e Tamiel si guardarono. Preoccupati. Solo un’altra volta Lo avevano visto così fuori di sé. Ed erano stati cazzi amari per tutti...
Mi sa che proprio non gli riesce di farsi obbedire, propose Tamiel. Ogni volta i Suoi figli si ribellano. E lui li punisce.
Raamiel annuì gravemente, ricordando con un brivido i passati giorni di guerra.
Non potendosi trattenere, posò la mano sul braccio dell’amico fraterno.
In questo Lui è veramente terribile, disse. In questo sta tutta la Sua potenza. Guai a tradirlo. Guai ad opporsi. Le conseguenze sono sempre enormi.
Dio pronunciò le sue maledizioni contro l’uomo e la donna. Il Creato stesso tremò, per la loro potenza. Per le loro implicazioni. Da una vita eterna dedicata ai piaceri del Giardino, ad una vita di dolore. Di fatiche. Di fame.
Accanto a Dio apparve Mikael. Brandendo una spada di fiamma. Scacciò i due colpevoli fuori dal Giardino. Il Paradiso era perduto. Per sempre.
Uomo e donna trascinavano i piedi, sempre più consapevoli del destino che li attendeva. Spaventati. Urlanti.
Alle loro spalle Mikael chiuse i cancelli del Giardino, ponendosi a guardia. Li osservò allontanarsi.
Li ha condannati a soffrire per sempre disse frastornato Raamiel, stringendo ancora forte il braccio di Tamiel. Ha posto in lei i dolori del parto. Ha dato a lui la responsabilità e la fatica del nutrimento. Ha posto nei loro cuori l’odio per i serpenti. Ha reso la terra avara di frutti. Sollevando gli occhi colmi di lacrime verso il suo amico, continuò: però ha comandato loro di stare insieme!
Già, rispose Tamiel, è veramente crudele. Come se tutto ciò non bastasse, anche il matrimonio! 

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3 commenti:

  1. ecco perchè gli angeli non hanno sesso.

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  2. :-) :-) :-) :-) :-)
    AGO amico mio anche stavolta non hai deluso le mie aspettative,più ti leggo,più accresce la mia mia stima e simpatia che ho per te che oltre ad avere un animo colto e sensibile hai un senso di ironia gustoso e intelligente,
    Questo racconto per esempio dovrebbe stare anche nei libri di religione,ha una sua morale.
    Però penso che la sventura più grossa AGO oltre il matrimonio,è inutile negarlo è anche l'amore che regala gioie...ma anche tanti dolori.
    La mela simboleggia la "tentazione" e qui cito Angelo Branduardi con una delle sue canzoni più famose "cogli la prima mela".

    Ma non sempre la prima mela è quella giusta....la mia ex è stata la mia prima mela in tutti i sensi...

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    1. A volte il matrimonio è la prigione più crudele... a volte.

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