Appena aperti gli occhi, il sole gli diede una coltellata.
Dritto al cervello. Marco si pentì di averlo fatto. Ma ormai.
Sole del cazzo, disse.
Attese alcuni istanti. Si voltò leggermente. Dischiuse le
palpebre. Lento. Riuscì ad eludere quei raggi crudeli.
Marco cercò di mettere a fuoco l’ambiente sconosciuto in cui
si trovava. La stanza estranea. I mobili e le altre cianfrusaglie presero a
girare. Vorticosamente. Insieme al suo stomaco, che si ribellò strizzandosi.
Dolore.
Non seppe fare altro che fuggire di nuovo nel buio
salvifico. Richiuse gli occhi. Un sudore freddo lo fece rabbrividire. Provò a
respirare. Piano.
Cazzo se aveva bevuto ieri sera. Tutto nella giornata di
ieri era stato una merda. La sveglia in ritardo. La corsa lungo le strade
bagnate di quella città maledetta. Le facce di quella miriade di zombi, che
come lui corrono per appoggiare il culo sulla sedia. Davanti ai raggi malvagi
di uno schermo. Fino a sera. Rincasare poi. Portare fuori la spazzatura. E
crepare così come hanno vissuto. Per niente.
Ieri insomma la giornata era cominciata male. Ma era
proseguita peggio. Quell’idiota del capufficio lo aveva sbranato per il
ritardo. Letteralmente. Marco aveva notato infastidito quella vena sul collo
gonfia e rossa. Ancora si ricordava gli spruzzi di saliva sulle fotocopie, che
gli aveva consegnato sbraitando. Lo aveva inondato di lavoro. Bastardo.
Però ieri la misura si era riempita. Ieri Marco aveva preso
il capufficio per il bavero della giacca. Gli aveva risposto. Oh cazzo, si!
Ricordava bene anche in quel momento, lì disteso sul letto, con gli occhi
chiusi mentre il sole cercava ancora di pugnalarlo, lo sguardo di quel coglione
del capufficio mentre lui gli faceva presente quanto fosse bassa la sua
opinione. Il pugno che poi Marco gli sferrò alla bocca dello stomaco pose
termine alla sua carriera in quell’azienda. Ma tanto. Si era goduto l’apoteosi
di applausi silenziosi degli ex colleghi. Manica di stronzi.
Tirare fino a sera era stato difficile. Se si vive in
cattività tutta la vita, la libertà sembra strana. Passeggiare in pieno centro
nel pomeriggio, anziché chino sulla scrivania, gli diede un senso strano di
gioioso disagio.
Poi il bar. Mangiò all’americana panino e patatine, seduto
al banco. Una birra dietro l’altra. Oggi festeggio, aveva detto al barista.
Nessuno gli chiese cosa festeggiasse. Lui non lo notò.
La bionda arrivò in un secondo momento, ma ormai la sua
mente navigava senza nocchiero. In una gran tempesta di birra e qualche altro
drink più forte. La bionda arrivò e si mise a parlare, o era stato lui ad
attaccare bottone. Non ne era certo. Si spostarono insieme. Luci, rumore,
corpi. Una discoteca. Chissà cosa aveva attirato quella gran fica bionda verso
di lui? Non se ne preoccupò più di tanto. Non gli importava, in fondo. Alla
decima birra della serata e al terzo Gin tonic, le gambe cominciarono a ballare
da sole. La discoteca si riempì di suoni ovattati, corpi sudati e del sorriso
di lei. Del suo viso sempre davanti a lui. Dei suoi deliziosi occhi. Maliziosi.
La seguì a casa sua. Ora si ricordava dove si trovasse. Lei
lo fece accomodare e gli servì da bere. Ancora. Poi si spogliò davanti a lui.
Marco credeva che fosse un angelo. Stordito dall’alcol e dal ricordo di quell’intera
giornata non pensò più a niente se non ai loro corpi avvinti e ansimanti.
Ricordò la tenera pelle del corpo di lei sotto le sue mani forti e rudi.
Ricordò quel collo pallido. Ricordò le sue dita. Che stringevano.
Riaprì gli occhi. La stanza rotante rallentò di colpo.
Accanto a lui sul letto giaceva il corpo nudo di lei. Pallido. Marco si alzò
barcollando, raccattando qualche brandello di vestito qua e là.
Andò in bagno. Si sentì a pezzi, lasciandosi pesantemente
cadere sulla tazza. Si scaricò.
Non ebbe la lucidità di pulirsi come si deve. Quando si vide
allo specchio coperto di graffi in parte cicatrizzati., quasi non si riconobbe.
Occhiaie, pallore. Una sbronza colossale! Rovistò negli armadietti, sulle
mensole, nei cassetti. Oggetti caddero sulle piastrelle fredde. Alcuni
rompendosi. Trovò un rossetto. Lo aprì con un’idea affacciata nella nebbia
alcolica della sua mente.
Appena aperti gli occhi lei si sentì soffocare. Si riprese
tossendo. Tanto. Sapore metallico in bocca. Sangue, forse. Si guardò intorno,
timorosa di poterlo trovare ancora in casa. Gazzella nella savana.
Vedendo il letto e ricordandosi della serata, fu travolta da
un conato di vomito. Corse in bagno nuda ed infreddolita. Alzando la tavoletta,
trovò la tazza lorda e puzzolente. Vomitò a terra.
Cercò di riprendersi, ma l’odore acre la atterriva. Notò a
terra il rossetto consumato. Quando riuscì a raccogliere un po’ di forze si
rialzò. Sullo specchio trovò una scritta.
Come disse Bukowski: che bella cagata!
Coprendosi il viso con le mani, iniziò a piangere.
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un racconto noir di AGO
Mi piace Marco, chissà che nuovo futuro nel giorno nuovo.
RispondiEliminaSperiamo che almeno continui a leggere Charles...
RispondiEliminaIo ho appena finito di leggere "taccuino di un vecchio sporcaccione", e la tua citazione mi ha fatto ridere, anche perchè pensavo a Marco che dopo la nottata va a giocare ai cavalli.
RispondiEliminaCiao.
Come la maggior parte delle tue storie anche questa mi ha rapito.
RispondiEliminaSono diversi giorni che mi Sto arrivando! Scervellando per poterti contattare con un qualche messaggio privato per chiederti se sarebbe possibile creare un cortometraggio da questa storia ma non riesco a trovare un modo quindi ho pensato di lasciarti la mia mail catisclic@email.it e sperare che sia tu a scrivermi. Ti ringrazio in anticipo anche se non potrai farlo.
Emiliano
la parola "Sto arrivando!" me l'ha scritta il telefono in automatico,sorry
RispondiEliminaMaledetto T9!
RispondiEliminaps: Ti ho risposto via e-mail...
BELLO....
RispondiEliminaSERENA
si legge bene e velocemente, bravo
RispondiEliminaRacconto efficace e micidiale,bella la parte centrale quando Marco reagisce contro il capoufficio,un gesto che penso sarà balenato almeno una volta nelle testa di ognuno di noi.
RispondiEliminaI colleghi che godono è una cosa risaputa e meriterebbero un pugno allo stomaco anche loro.
"Il pugno allo stomaco" e da considerarsi anche l'intero racconto,con il un finale davvero potente.
AGO se Anonimo ne ha tratto un cortometraggio mi piacerebbe visionarlo,merita davvero un adattamento cinematografico
Grazie Giuseppe,
Eliminapurtroppo nonostante le molte proposte di utilizzo dei miei racconti in cortometraggi, fumetti o altro non sono mai arrivati a niente. L'unico ad aver usato alcuni miei lavori per i suoi audio racconti è Mr Bologna. È stata una bellissima collaborazione
https://www.youtube.com/watch?v=KxB-xeGOtnw
Grazie AGO e riguardo il link da te segnalato,ti rispondo nella pagina inerente al racconto Mezzanotte
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