Cosa stia facendo il suo gatto lì seduto, per Giulio è un mistero. Da
quando si sono trasferiti in quella casa, alcune settimane, non è più lo
stesso. E adesso Giulio non riesce a capire cosa stia facendo lì. Piantato.
Osservando l’animale, Giulio non può non riportare alla mente il loro
primo incontro. Si ricorda perfettamente di quella sera. Il cielo che sembrava
prendersi gioco di tutto. Della città. Di lui e di tutti quei milioni di
persone, che si affannavano in un maggio che sembrava novembre, a portare a termine
i propri inutili scopi con indosso maglioncini di cotone più o meno di marca,
che tutto facevano fuorché tenere caldo.
Per ripararsi da una folata più forte, Giulio si infilò in un vicolo.
Era tardi. Era buio.
Ai margini di una pozzanghera larga quasi quanto la strada, vide una
creatura. Tremolante. Qualcosa lo attrasse di quel fagotto lurido. Quando
Giulio si avvicinò, vide che sotto alcuni strati di lordura, si agitava
goffamente un micetto tutto pelle e ossa. E pelo sporco.
A dire il vero, a Giulio erano sempre stati antipatici i gatti. Da
sempre preferiva le bavose carezze di un Labrador o di un Boxer. L’espressione
gioiosa di un Maremmano e adorava i Bull Terrier. Ma gatti: niente.
Mangiare, dormire e farsi il bidet. In questi tre verbi Giulio circoscriveva
la vita di quelle creature.
Comunque lo raccolse, sentendo nell’orecchio la voce lontana della sua
cara sorellina. Hai la sindrome di Madre Teresa! Diceva quell’impertinente. Lo
raccolse avvolgendolo nelle pieghe del maglione. Lo raccolse frenando un moto
di disgusto. Lo raccolse e lo portò a casa.
Lo lavò Giulio. Gli diede da mangiare latte caldo.
Si affezionò, infine.
Ogni volta che lo sentiva giocare, la mente correva a Charles B. e ai
suoi nove amici felini. Per me questo è il primo e l’ultimo, pensava.
Quello scheletro peloso crebbe fino a diventare un gatto adulto e
forte. Bianco a macchie arancioni. Ciarli. Naturalmente in omaggio a Charles B.
Dopo quattro anni di cure e attenzioni Giulio non ha cambiato di una virgola
la sua opinione sui gatti. Ma su Ciarli...
Giulio ormai considera Ciarli un esemplare fuori dall’ordinario. Lo ha
fatto diventare il vero padrone di casa.
Ne combina anche di brutte, non si creda il contrario. Rompe vasi,
tazze a cui Giulio è molto affezionato. Graffia amici.
Una volta ha addirittura pisciato sul computer.
Però sono diventati amici.
Dal trasloco Ciarli si mostra irrequieto. E Giulio preoccupato.
Questa sera Giulio si prepara un panino, stanco del lavoro di
sistemazione. Una birra anche.
Vede Ciarli osservare l’angolo nero tra la vecchia cucina a gas e il
muro. Lo vede sedersi lentamente e arrotolare la coda intorno alle zampe. Sta
lì per tutta la durata della cena. Giulio lava i piatti, sistema le ultime
cose. Si fa una doccia.
Ciarli sempre lì. Pietrificato.
Si avvicina a Ciarli, che neppure gira la testolina. Giulio non vede
niente. Lo sguardo di Ciarli sempre fisso. Forse perso.
Ogni tanto inclina il capino, come per osservare meglio. Giulio prova
a mettersi dietro di lui. E sbirciare: niente.
Uno spicchio di buio incastonato nell’angolo. Forse un batuffolo di
polvere. Magari qualche ragno. Insomma, deve ancora pulire...
Sta lì con lui. Una buona mezz’ora. Ancora niente.
Allora si alza. Ricomincia a ordinare. La casa è un caos e di certo le
cose non si sistemano da sole. Poi rientra in cucina. E di Ciarli vede solo la
coda che sbuca da quel pertugio scuro.
Va a vedere. Sparito. Ciarli non c’è più.
Gli viene in mente Borges. All’improvviso. E cerca l’aleph felino che
si è portato via il suo Ciarli. Sposto la testa in su e in giù. Socchiude gli
occhi.
Mentre cerca con lo sguardo un punto in cui tutto è riflesso, Giulio
pensa a cosa lo aspetterà l’indomani. Devo pagare le bollette e telefonare a
Viola. Farle capire quello che provo per lei. Devo affrontare quello sguardo
sdegnoso. Domani avrò anche un colloquio di lavoro. Il lavoro che ho sempre
desiderato! O no?
Poi, d’improvviso, eccolo! Ora capisce. Ora lo vede. Si sente
attratto. Irretito.
Devo resistere! Devo fuggire, pensa. Viola. Il lavoro. Le bollette!
Ma perché poi?
Viola sarà sempre irraggiungibile. Il lavoro porterà solo delusioni. È
la lontana voce irriverente della sorella. È Ciarli che lo chiama da di là.
Giulio sente pesanti le palpebre. Intorno a lui il mondo fluttua.
Di là tutto è più bello! Di là è meglio.
Aspettami Ciarli. Arrivo.
Bello. Commovente. Il gatto salva il suo padrone. :)
RispondiEliminaGrazie Salvatore per i tuoi commenti (anche agli altri racconti)! Mi farebbe piacere se ti unissi al sito! AGO
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaWow,che che racconto piacevole AGO
RispondiEliminaNe so qualcosa anch'io ho un gatto,bianco e con gli occhi azzurri,che mi ricordano non poco la mia ex (pelle chiara e occhi azzurri tipica donna polacca...)
Strano animale il gatto,furbo e indipendente a differenza del cane che ti considera il "tuo capo" e di natura affettuosa e riconoscente
Il gatto nonostante animale selvatico,ha dei criteri che si avvicinano all'essere umano è mi riferisco ad una particolare categoria,penso AGO che rendo perfettamente l'idea a cui mi riferisco
:-)
Come diceva un mio conoscente gli uomini e le donne sono come cani e gatti.
Il gatto del racconto ha invece la particolarità di avere qualcosa di "speciale" (e il finale dice tutto) o meglio volendo ogni gatto lo è che insomma con la sua particolare indole riesce ad ammaliare sempre e comunque il suo padrone (anche se per un gatto la parola padrone è un eufemismo).
Grazie Giuseppe.
Eliminalo spirito libero dei gatti li rende ai miei occhi affascinanti ed antipatici.
A volte però bisogna mollare tutto e seguire l'istinto
AGO, l'ho letto e mi ha emozionato.
RispondiEliminaE' un racconto fantastico; in tutti i sensi.
Incantata.
E il finale meraviglioso.
Scritto meravigliosamente bene, emozionante, niente affatto scontato, mai banale
Complimenti davvero!
Non posso che ringraziarti carissima Marilena per le tue parole così appassionate.
EliminaSono felice che ti sia piaciuto e altrettanto felice di scoprire nei nostri pensieri un altro punto di contatto.
A presto