Il tenete Dellastiara era diviso. Freddo e caldo. Coscienza e sogno.
Incubo, forse.
Sentiva un lato del viso premuto contro una superficie fredda. Ormai
la guancia si era narcotizzata per la bassa temperatura cui era sottoposta.
L’orecchio mandava rumori attutiti. L’occhio semi chiuso riceveva solo luci
sfuocate e intermittenti.
L’altro lato della sua faccia era caldo, arroventato da un getto
d’aria bollente. L’orecchio percepiva un suono d’archi e fiati, leggermente
gracchiante. L’occhio rimaneva chiuso, per gustarsi il tepore.
Preso tra questo fuoco incrociato di sensazioni contrastanti il
cervello di Manlio Dellastiara
rimaneva in equilibrio precario tra la sensazione di torpore e la voglia di
risvegliarsi e riprendere il controllo di una situazione che sembrava confusa.
Quasi irrimediabile.
Uno scossone. Il tenente si raddrizzò sul sedile della vecchia auto.
Alla sua sinistra Endi al volante guidava con un’espressione indecifrabile
mentre ascoltava la sua musica ricercata. Un misto di preoccupazione e speranza
avevano preso il sopravvento sui suoi occhi. Anche lui sembrava non capirci
molto ma faceva quel che poteva.
Dove stiamo andando? chiese la voce impastata del tenente.
Brodo di pollo per l’anima, amico mio, rispose quella di Endi.
Dellastiara sapeva che le risposte enigmatiche di Endi avevano sempre
una giustificazione, perciò decise di non insistere e di fidarsi del suo caro
strano amico.
Voltandosi cercò di capire dove si trovassero. I palazzi di quella
zona sconosciuta della città piovevano dal cielo come tetre quinte di un teatro
dell’orrore.
Le tenebre signoreggiavano contro le deboli luci dei lampioni i cui
vetri erano per lo più rotti. Molti di quelli si erano arresi, spegnendosi in
silenzio e cedendo il passo al loro nemico naturale. Il buio.
Acquattati negli angoli di vicoli luridi crocchi di figure stendevano
le mani su piccoli falò improvvisati. Anche loro cercavano di proteggersi dalle
lame nere della notturna disperazione che in quegli angoli di mondo lacerava
carne, ossa e anime.
Il tenente si sentiva puntati addosso gli occhi delle puttane
appoggiate ai muri dagli intonaci cadenti, dove gli scarabocchi indecifrabili di giovani pazzi erano le uniche
forme di poesia.
Si sentì intimorito da quegli sguardi. Si sentì in colpa, come se
l’accusa muta delle loro espressioni lo colpisse personalmente. Si sentì
giudicato. Male.
Improvvisamente il mondo cambiò. Un mare di particolari gli balzò agli
occhi. Un intero mondo si svelò in un attimo, dove prima era solo buio e luci
rosse al neon. Dopotutto Dellastiara era un tenente. Anche bravo. Il suo
mestiere era sempre stato quello di notare le cose e trovare i fili invisibili
che li collegavano. Non si aspettava però ciò che in quel momento vide. Ecco
spuntare artigli su quelle dita di mani protese verso il caldo e code balzare
fuori dalle gonne quasi inesistenti delle ragazze.
Una lingua biforcuta guizzò da una bocca imbellettata di rossetto
acceso, mentre tra le folte capigliature cotonate spuntavano corna. Occhi
ferini dalle pupille di rettile si volgevano verso di lui, inferociti da una
sorniona espressione di scherno.
Le persone che camminavano su quei neri marciapiedi tiravano dritto
per la loro strada senza nulla accorgersi. Anche sulla loro pelle Dellastiara
vide scaglie e setole. Squame e spine. Ali, perfino.
Fu un attimo. Un battito di ciglia. Tutto tornò alla cupa normalità di
inchiostro disperato.
Con un brivido di puro terrore che gli guizzava dietro la schiena
Dellastiara si voltò verso Endi, che gli rivolse un occhiata prima di
concentrarsi di nuovo sulla guida.
Che hai Tenente? chiese, Hai visto un demonio?
Cristo Santo, rispose il tenente, si!
un racconto breve noir di AGO
Vagamente strepitoso eheh! Ancora i miei complimenti! Far piacere uno scritto a chi di solito non legge è quantomeno una gran cosa. Al prossimo episodio!
RispondiEliminaSono fiero di interessarti alla lettura. Ti aspetto per la prossima pubblicazione.
EliminaNell'attesa non perdere l'abitudine ma scegli un libro qualunque e leggi. Ti consiglio Calvino e Buzzati... poi fammi sapere cosa ne pensi. A presto
Ho scelto un economico Oscar Wilde: il ritratto di dorian gray. Ma non mi soddisfa. Non trovo ancora un libro adatto! Intanto provo a finirlo tentando di frenare gli sbadigli che mi provoca incessantemente. Un saluto!
EliminaLo avevo preso e iniziato già da un po'...
EliminaCapisco che abbandonare un libro sia brutto. Anch'io cerco di sforzarmi di concluderlo ma a volte è meglio lasciar perdere e aspettare il momento giusto, per gustarlo meglio! Adesso perdi solo tempo...
EliminaSe vuoi qualche altro suggerimento io mi sono letteralmente innamorato di John Fante e Bukowski.
da una villa abbandonata ai quartieri carichi di oscure presenze. il percorso del tenente è un viaggio verso un mistero carico di promesse. manlio tifo per te, l'altro tizio che ti accompagna è troppo strambo :)
RispondiEliminaLa stramberia è il suo bello!
EliminaSpero di mantenere quelle promesse...
A volte capita di vedere più in un battito di ciglia che nel resto di una vita..
RispondiEliminaVerità
EliminaBella anche questa settima parte!
RispondiEliminaIl barista Endi non si accorge delle spaventose figure demoniache,,mentre in tenente Dellastiara....
AGO come giustamente hai sottolineato su Dellastiara ossia "Il suo mestiere era sempre stato quello di notare le cose e trovare i fili invisibili che li collegavano"
A parte la lotta tra il bene (Dellastiara) e il male (i demoni) la percezione del tenente è ovviamente più sviluppata del barista.
O almeno questa è la mia interpretazione di questa parte del racconto.
Inserendomi nel contesto "lettura" non ti inganno AGO se ti dico che non leggevo racconti o romanzi da moltissimo tempo,a parte i miei problemi personali,ho dato più priorità al cinema o al massimo leggendo fumetti (Martin Mysterè e Dylan Dog) ma quando casualmente ho scoperto questo blog,cosi variegato nei racconti e con poesie bellissime,ho ripreso l'amore per la lettura e ho conosciuto un grande amico
Sono fiero e felice di aver trovato in te un lettore così appassionato e fedele.
EliminaSpero di non deluderti.
Grazie