Ho appena lasciato l’appartamento di Kris. Mi è rimasto addosso l’odore
di profumi esotici e parole non dette. Dovrò tornare qui, perché non amo le
cose a metà. Devo rivolgerle ancora molte domande, che mi frullavano nella
mente come uccelli in gabbia ma che le mi labbra si sono rifiutate di
pronunciare, per vergogna. O per paura delle risposte.
La prossima volta che la vedrò lei starà forse bevendo gli ultimi
raggi di un sole al tramonto, che danzano su tetti e travertini. Un sole cieco,
incapace di scorgere fin nel profondo delle anime, che si dibattono per le
strade. Ma lei forse si beerà di questa ignoranza e dell’assurdo andirivieni di
uomini e donne nel ventre caotico della metropoli, che a volte sentirà amica.
A me questa città sembra ora una donna sdraiata, coperta dal lenzuolo
scuro della notte, con le sue cupole come tette che puntano fieramente il loro
appuntito capezzolo verso le stelle. Le luci accarezzano le curve di archi e
colonnati, come dita di un amante in salsa romantica. Le ombre e gli odori dei
vicoli e quello acre del fiume che le scorre tra le cosce, mi riportano per
contrasto alla mente la giovinezza senza pensieri, lassù tra le nebbie, e con
questa il volto di mia madre, sorridente e stanca.
Cammino con la fretta di un brianzolo in ritardo, anche se ormai dovrei
essere abituato ai ritmi lenti di questa oppiosa città, che possiamo definire
figlia di Troia, seguendo il poeta.
Mentre percorro le sue strade, calpestando selciato antico e orrido
asfalto, getto occhiate furtive nelle ombre più scure tra i palazzi, nei vicoli
male illuminati, nelle macchie nere tra gli alberi dei parchi alla ricerca di
altri occhi da rettile, di altre code e griffe demoniache. Ma ora so cosa mi
attende nell’oscurità. Ora sono pronto e voglio combattere.
La prima tappa è il mio bar, dove sono sicuro di trovare un amico, che
devo ringraziare. Endi starà sicuramente lustrando idee e bancone con lo stesso
straccio lurido. È quello che mi serve. Quanto ne sa lui delle cose che a me
sono state appena svelate? Anche lui appartiene alla stessa razza di Kris? Oppure
è come me? Vorrei capirlo e vorrei capire anche quale sarà poi la mia prossima
mossa.
Finalmente le luci rosse lampeggianti. Le lettere di Endi’s infrangono
il buio della notte con un richiamo da sirena, che mi invita ad entrare nella
sua alcova.
Ciao Endi, faccio.
Tenente, risponde lui con un cenno del capo. Cominciavo a
preoccuparmi.
Sai, dico, sono stato qualche giorno ospite della tua amica Kris. A
proposito. Grazie di avermici portato. Mi avete rimesso in bolla tu e lei.
Di niente tenente. Siediti che ti offro un giro.
Un caffè, grazie. Però pago, rispondo sbattendo con troppa foga una
moneta sul bancone. Io e te dovremmo parlare. Perché mi hai portato lì Endi?
Perché da una come lei? Tu la conosci? La conosci davvero? Endi tu chi sei?
Aiutami a capire.
Ecco il caffè Manlio, dice Endi posando la tazzina. Un po’ troppe
domande non trovi? Cominciamo dall’ultima. Io sono solo uno che osserva. Ho
conosciuto Kris tempo fa, poi ci siamo persi di vista e ci siamo incontrati di
nuovo. È una vecchia amica con strani pensieri e strani umori. Credo che le sia
capitato qualcosa di grave, lo intuisco da quel suo strano sorriso con la piega
triste degli occhi. Però lei è saggia, tenente. Come se avesse l’esperienza di un
patriarca biblico sulle spalle. So anche che lei è diversa, anche se non
capisco bene in che modo. Ero sicuro, che se ti avessi portato da lei, saresti
uscito dalla pozza di melma in cui eri caduto.
Il tuo caffè ha sempre fatto schifo, rispondo, ma per le balle sei un
mito.
Endi mi guarda con quei suoi scuri occhi. Profondi come pozzi e
altrettanto tenebrosi. Sai tenente, dice, ho avuto anch’io la mia dose di
incubi e terrori. Una parte di essi è ancora dentro di me, non vuole saperne di
lasciarmi stare, ma Kris mi ha cavato fuori dal caos. Mi ha dato la forza di
riprendere il cammino. Ora posso affrontare la notte. Penso che puoi farlo
anche tu. Ma molte cose devi essere tu a scoprirle. Poi parleremo.
Endi allunga la sua mano, per posarla sula mia spalla. Mi strige.
Dolore e comprensione.
Ora Tenente è il tuo turno di affrontare l’ombra. Cerca di capire da
dove viene. Cerca di capire cosa voglia da te. Forse è il primo passo per
sconfiggerla. Ti ho detto che il caffè te l’avrei offerto. Ripigliati la tua
moneta.
Faccio scivolare nella tasca il metallo. Va bene, dico.
Mi giro ed esco dal locale con in bocca il sapore amaro del caffè e
delle parole di Endi. Cercherò di fare tesoro delle sue parole e di quelle di
Kris. Sono preziose.
Poi
una folgorazione arriva come un fulmine. L’illuminazione sulla via dal bar.Nomen omen!
___
un racconto breve noir di AGO
Attento Manlio, attento... È bene fidarsi ancora di quel tuo amico?
RispondiEliminaBisogna fidarsi di quell'amico. Ma ammetto che sia un po' strano...
Eliminail futuro è incerto e la fine è sempre vicina.
RispondiEliminaIl bello è che neanche io so come andrà a finire. Staremo a vedere.
Eliminacomunque, bell'insegna...degna di edward :D
RispondiEliminaAdoro quel bar.
EliminaE dire che endi è solo la pronuncia di Andy...
RispondiEliminaVedi come i segni si creano da soli e si legano spontaneamente. Il senso è ovunque, basta saperlo guardare :)
(La notte a Roma è un'esperienza mistica, fitta com'è di sussurri di fantasmi e di luminose creature fiabesche. Se accetti l'inquietante come parte del tutto, scopri, strettamente aggrovigliato a quello, l'incanto.)
Io mi aspetto che l'inquietante sia parte del tutto. Sto cercando di carpire qua e là l'incanto. Grazie per aiutarmi nell'impresa.
EliminaScrivi davvero bene, complimenti! mi piace molto la storia.
RispondiEliminaGrazie davvero Vanessa!
EliminaLa storia è veramente bella, complimenti!
RispondiEliminaP.s: Ho ripreso a scrivere, e spero che sia la volta buona, ovvero che non smetta tra due settimane. Beh, non so quanto può interessarti, ma se ti va dai un'occhiata ai miei ultimi lavori.
Al prossimo racconto, e ancora complimenti!
Grazie Chiara!
EliminaTu scrivi e posta, che noi esseri della Rete leggiamo...
Certamente darà un occhiata
Ho letto anche questo episodio AGO!
RispondiEliminaSono sempre più convinto che stai facendo un ottimo lavoro con la serie "Tenente Dellastaria",qui la descrizione dell'ambiente circostante in cui si muove il nostro Manlio è davvero lodevole che paragoni la città al volto e al corpo di una donna...AGO mi piace sempre di più questo tuo stile e sempre di più il barista Endi si sta dimostrando un personaggio secondario di rilievo e anche ben inserito.
Non è il solito barista amicone,è "qualcosa di più"!
Tenente Dellastaria continuo a seguirti!
:-)
Grazie Giuseppe, rimani che tra un po' arriverà la conclusione di questa strana, oscura vicenda
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