Quel giorno Andrea trovò un ragazzino dall’aria sperduta vagare per Piazza Duomo. La piazza era stracolma di ragazzini dall’aria stralunata, arrogante, sciocca. Ma quello attirò l’attenzione di Andrea, perchè sembrava boccheggiare come un pesce fuor d’acqua.
Nell’evidente intento di ritrovare un punto di riferimento, il ragazzino si guardava intorno. Fissava le guglie, fissava la Galleria, fissava il Palazzo Reale e le insegne dei negozi, passando dall’uno all’altro senza soffermarsi su nessuno in particolare.
-Serve una mano?- Andrea gli si avvicinò parlando gentilmente. Per un attimo ebbe la tentazione di scandire più lentamente le parole, come per rivolgersi ad uno straniero.
Il ragazzino rivolse la sua attenzione su Andrea. Gli occhi che fino a quel momento avevano continuato a muoversi, si fissarono in quelli di Andrea, che ebbe un brivido lungo la schiena. L’intensità dello sguardo del ragazzino era di una tale forza, che Andrea se ne sentì quasi intimorito.
L’espressione del ragazzino divenne interrogativa. Lo fissava ma non sembrava metterlo a fuoco. Né tanto meno capirlo.
Con un certo sforzo Andrea ripeté la sua domanda.
-Serve una mano? Ti sei perso?-
In un attimo la strana sensazione si interruppe.
-No, grazie. Cioè sì.- Che strano accento, notò Andrea. -Come?- fece.
-Non trovo più la strada- disse il ragazzino.
-La strada per dove?- chiese Andrea.
-La strada di casa- rispose il ragazzino.
Andrea interruppe il dialogo. Il ragazzo era in difficoltà. Più d’una evidentemente. Sembrava completamente smarrito e certo dietro a quegli occhi dallo sguardo strano dovevano accavallarsi una miriade di pensieri, che facevano fatica a mettersi in ordine, intrecciati nella matassa collosa della follia.
In qualche modo andava aiutato.
Tentò di ottenere informazioni con un approccio diverso.
-Sei qui da solo?-
-Si -
-Casa tua è lontana?-
-Si-
-Con cosa sei venuto qui? Con l’autobus o con la metro?-
-Con la mia nave spaziale-
-Ah!- A questo Andrea non sapeva come ribattere. -Ok, e dove hai parcheggiato questa astronave?-
-Non me lo ricordo. Era tutto verde. Sono arrivato in un posto tutto verde dove si sentiva un poco l’odore della terra e delle foglie. Ma qui è tutto grigio. Tutto puzza terribilmente e io non trovo più la strada-
Sembrava che il ragazzino stesse per scoppiare in lacrime. Andrea si ritrovò a provare una gran pena per lui. Solo, smarrito e completamente fuori di testa!
Ormai si era preso a cuore la sorte di quel poverino, così decise che lo avrebbe aiutato. Assolutamente.
-Un posto tutto verde qui vicino, eh?-
Gli occhi del ragazzino si rivolsero di nuovo ad Andrea. Nel suo sguardo strambo e magnetico sembrò accendersi un barlume di speranza.
Andrea pensò che forse, trovando quel punto di partenza, il ragazzino sarebbe stato in grado di fornirgli altri indizi per poterlo finalmente riaccompagnare a casa.
Andrea si volse verso il Duomo: niente verde. Poi il Palazzo Reale: giallino. L’Arengario: bianco? Il palazzo con l’insegna della Virgin: rosso e marrone. Via Torino, palazzi vari. Piazza Mercanti: sulla sinistra il broletto: rosso; sulla destra i Giureconsulti: grigiastro.
Sullo sfondo. proprio là in fondo il Castello. Andrea ebbe l’intuizione. Dietro alla mole della torre del Filarete, dietro alle mura merlate e alle torri rotonde, la timida chioma di un albero si intravedeva muoversi leggermente al vento.
-Ecco!- esclamò Andrea. -ho capito! Laggiù, andiamo!-
Prese sotto braccio il ragazzino, che stentava a capire. Probabilmente non aveva visto fino là in fondo, attraverso l’infilata di palazzi oltre il Castello. Si lasciò condurre da Andrea, con un passo incerto e leggermente zoppicante.
-Vieni, vieni. Ho capito!- ripeteva Andrea.
Superata piazza Cordusio il ragazzino cominciò ad ansimare per lo sforzo, mentre Andrea continuava a tirarlo per il braccio.
-Guarda laggiù. Ecco il verde, vedi?-
Quando arrivarono sotto la torre del Filarete, Andrea lanciò un occhiata fugace alla statua incombente di Umberto I e additò al ragazzino il verde che si apriva oltre le mura
-Parco Sempione, naturalmente!- esclamò trionfante.
Il ragazzino guardò nella direzione indicata e lo vide. La sua bocca si dischiuse in un grande sorriso. Stringendo anche lui il braccio di Andrea si mise a gridare entusiasta.
-Si, si, siii! Ecco il posto tutto verde! Lo hai trovato, grazie. Grazie mille! –
Fui il ragazzino in qui momento a trascinare Andrea oltre il Castello.
Raggiunto il grande parco oltre le mura, il ragazzino guidò Andrea lungo i viali alberati, poi d’improvviso tagliò per un prato dirigendosi verso una macchia di alberi e cespugli.
Quando vi giunsero il ragazzino tirò un gran sospiro, fissando con soddisfazione un cespuglio particolarmente fitto.
-Eccola! finalmente l’ho ritrovata. Grazie.-
Andrea guardò il ragazzino e poi il cespuglio. Poi ancora il ragazzino e quindi di nuovo il cespuglio.
Mentre Andrea stava pensando, il ragazzino si frugò nella tasca dei calzoni, estraendo quello che sembrava a tutti gli effetti un telecomando per auto, lo puntò verso il cespuglio e premette il bottone.
BEEP fece il cespuglio, mentre qualcosa al suo interno si illuminò.
-Ancora grazie Andrea, sei stato davvero gentile- disse il ragazzino mentre apriva un ramo del cespuglio come fosse uno sportello. -Sei stato davvero gentile! –
Il ragazzino si infilò nel cespuglio mentre Andrea fissava la scena attonito e frastornato.
Dopo un attimo si udì un rombo sommesso ed il cespuglio si sollevò da terra con leggerezza, per poi schizzare velocemente verso il cielo della sera, lasciando una scia di fumo denso.
Andrea rimase per un po’ lì, inebetito da quel che era successo.
- Non
gli ho neanche chiesto il suo nome- si rimproverò.
- Ma
lui come ha fatto a conoscere il mio?-
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Carino,un racconto semplice e lineare
RispondiEliminaGrazie
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