lunedì 28 novembre 2011

La verità - racconto breve


Se questo fosse un normale racconto, lui guarderebbe lei sospirando. Appoggerebbe i gomiti al tavolino, la testa sulle mani e trarrebbe lunghi sospiri. Noterebbe le fioche luci che la illuminano a tratti. A volte gli occhi. Splendenti. A volte i seni convinti. I capelli d’oro ramato. Mossi. Lui penserebbe: è la anche questa sera. Non lo sa ma è lì per me.

Se questo fosse un normale racconto, lei starebbe seduta sullo sgabello, appoggiata al bancone. Girerebbe con studiata lentezza l’oliva nel Martini. Senza berlo. Non ancora. Penserebbe compiaciuta alle sere che ha passato solitaria. Allo sguardo di lui che più di una volta si è trovata appiccicata addosso e che lui ha distolto quasi imbarazzato. Penserebbe ai gesti. Sempre gli stessi. I vestiti no. Ogni sera diversi, sempre più ammiccanti. Lei avrebbe rispettato un codice di seduzione, che lui avrebbe inconsciamente interpretato e seguito.

Se questo fosse un normale racconto lui penserebbe che il momento è arrivato. Ora mi alzo, vado lì e le parlo, penserebbe. Si prefiggerebbe di mostrarsi sicuro di sé, ma non troppo. Simpatico, ma non troppo. Bello, ma non troppo. Questo poi gli riuscirebbe facile. Prenderebbe un ultimo gran respiro alzandosi e le si avvicinerebbe.

Se questo fosse un normale racconto, lei farebbe finta di non accorgersi dei primi timidi passi di lui. Volgerebbe le lunghe ciglia intorno, posandole sugli avventori del bar, che si muoverebbero come comparse in un film bianco e nero. Lei noterebbe un gruppo di amici: risate. Una giovane coppia: baci. Colleghi di lavoro: stronzate.

In un normale racconto si sentirebbe la tensione di lui aumentare mentre si avvicina a lei. Si avvertirebbe la sua sorpresa nel percepire il suo profumo per la prima volta. Fiori e amaro: donna. Perfetto! Nei pochi passi percorsi lui avrebbe formulato un discorso galante, per colpirla. Lui si entusiasmerebbe notando il sorriso di lei, rivolto proprio a lui. Gioirebbe nel comprendere che lei lo aveva già notato, forse da tempo, e che aspettava solo quel momento. Sentirebbe la lingua ancorata al palato. Immobile. Timorosa. Si sentirebbe annaspare nel piacere della scoperta e dell’avventura.
Nell’attimo in cui un altro cliente gli tagliasse la strada per ordinare due birre, lui concentrerebbe tutti i suoi sentimenti nell’odio più puro, nell’intenzione di eliminare quell’ostacolo inatteso. Poi gusterebbe il paradiso della riapparsa.

Se questo fosse un normale racconto nell’interruzione inattesa lei si renderebbe se possibile più bella. Atteggerebbe il viso in una smorfietta di disappunto, in accordo con il sentimento provato da lui.

Se questo fosse un normale racconto, lui si siederebbe finalmente accanto a lei. Con sicurezza apparente. Le sorriderebbe e tenterebbe di conquistarla con qualche battuta arguta.

Ma questo non è un normale racconto. Questo è un racconto postmoderno, che si prefigge di arrivare alla dura realtà delle cose. Cruditè aristotelica. In questo racconto postmoderno lui si siederà, si rivolgerà a lei con un sorriso. Ciao, dirà, posso offrirti qualcosa da bere, in modo che dopo una cena e quattro chiacchiere possa infine eiaculare nella tua vagina?

In questo racconto postmoderno lei gli darà uno schiaffo e se ne andrà.  Offesa oppure scoperta.

Lui guarderà il barista. Le donne sono delle vere ipocrite, dirà. Per pisciargli dentro il nostro sperma si può dire tutto, ma meno che mai questo!

È la verità.

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un racconto breve di AGO



8 commenti:

  1. ..se fosse la cruda verità, in un'interpretazione post moderna, lei non gli darebbe uno schiaffo come una pin up degli anni '50. Probabilmente un sorriso sarcastico, una battutaccia oppure una ginocchiata. O altrimenti un sorriso compiacente. Sarà il termine "eiaculare" che noi donne post moderne e ipocrite proprio non sopportiamo!
    (stronzate fra colleghi :))

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  2. Non è credibile che un uomo dica ad una donna: "in modo che dopo una cena e quattro chiacchiere possa infine eiaculare nella tua vagina".
    Non è questione di Postmoderno o meno. E' questione di credibilità del personaggio e della scrittura. Come sono assolutamente poco credibili nel XXI°secolo i sussulti da verginello anni '50 prima di una cena galante.

    Io, da Post Moderno, l'avrei terminato così:

    Adesso. Ho deciso. Verso di lei. Voglio un contatto soffice ed elegante. Voglio essere la più bella puntata di Chuck Bass e vedrà nei miei gesti il carisma e la fermezza di Dottor House. Ingolleremo un Negroni, oppure un Magnum di Champagne. Lei mi fisserà le labbra ed io penserò al suo seno piccolo arrossarsi, irrigidirsi e spegnersi nella mia bocca. Poi le dirò "lascia, faccio io".

    Così estrasse, per prudenza, il portafoglio cinese comprato il giorno prima in Viale Padova. Qualche scontrino, la tessera del cinema e molti sogni da piccolo schermo che non si realizzeranno mai.

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  3. Mi sembra poco coerente, e diciamolo pure anche poco corretto, investirsi di un'autoreferenzialità "aliena", utilizzare spazi "alieni" per pubblicare poesie, o addirittura haiku che tutto hanno tranne il sapore del postmodernismo, per poi schernire apertamente ciò di cui ci si professa parte. Con l'aggravante di non aver capito granché del movimento e dello spirito, dato che il passaggio "Ciao, dirà, posso offrirti qualcosa da bere, in modo che dopo una cena e quattro chiacchiere possa infine eiaculare nella tua vagina?
    In questo racconto postmoderno lei gli darà uno schiaffo e se ne andrà" è semplicemente vecchio, stucchevole e poco credibile. Anzi, per dirla come la diresti tu, o il tuo personaggio (a tua scelta) "vetusto e non attinente alla logica del mondo reale".

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  4. nella ricerca personale di stile e campo d'azione la sbavatura è quasi d'obbligo. questa lo è stata. lo ammetto. l'avventura è cominciata insieme agli alieni che hanno trovato un loro spazio, una loro ricerca e ai quali auguro la realizzazione più piena del loro progetto. questo però non è più uno spazio alieno. questo è il mio spazio. nessun altro ha più messo il naso qui dentro o ha contribuito con un racconto da mesi. le forme espressive e stilistiche scelte (incoerenti, antiche, tradizionali o sperimentali) mi appartengono e mi rispecchiano. chi non volesse avere più niente a che fare con questo blog è libero di andare per la sua avanguardistica strada. bye, bye.

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  5. La critica è un diritto, mi sembra: una conquista degli ultimi duecento anni, figlia di quello strano ricettacolo ideologico denominato Illuminismo. Se non vuoi essere criticato, smetti di scrivere, ma se decidi di esprimerti, non puoi impedire alla gente che si avventura in ciò che scrivi di manifestare il proprio pensiero.
    Punto.

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  6. chi ha detto che non accetto le critiche? non mi vanno le accuse di abuso di spazi, che non credo di aver rubato. come ho scritto questo racconto è stato un esperimento decisamente mal riuscito. correggerò il tiro.

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  7. Nonostante le critiche che hai ricevuto AGO,questo racconto mi piace.
    Ho fatto però al contrario,cioè ho letto prima Verità due e poi questo.
    Indubbiamente Verità Due risulta su molti i punti di vista migliore,nonchè più realistico, qui magari si certo.. il finale può apparire illogico però nell'insieme il racconto ha degli spunti interessanti e perchè no veritieri.
    Forse le critiche degli altri utenti sono dovute perchè hanno analizzato troppo il finale però dai...le situazioni scritte sopra secondo me accadono eccome e mi riferisco ai gesti e alle emozioni sopratutto dell'uomo che ci prova.

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    1. Caro Giuseppe,
      le critiche sono arrivate dai membri del gruppo Alieni Metropolitani (cercali in rete). Abbiamo percorso un po' di strada insieme, dopo loro di là e io di qua...
      Verità Due piace molto di più anche a me.

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