Quella notte la Regina Fjarna era seduta sul trono, tenendo in braccio
la piccola principessa, profondamente addormentata.
La città era colma del canto lugubre delle spade, che invocavano il
loro tributo di sangue.
Mentre il re con i suoi guerrieri combatteva strenuamente i nemici per
le strade, la Regina attendeva il vero avversario. La nera strega dei monti
Adur.
Un tempo Fjarna fu sua allieva. Un tempo ella apprese dalla Strega le
formule della magia bianca e i terribili segreti della magia nera. Imparò il
Vero Nome delle cose. Imparò a usare il Potere. Perché la Strega mirava a farla
sua alleata.
Poi un giorno, mentre era alla ricerca di erbe rare nella foresta,
Fjarna incrociò il suo cammino con quello del principe Adrhos, ferito durante
la caccia. Qualcosa di nuovo ed inaspettato si mosse in lei. Una crepa si formò
nel suo algido cuore. Come un fiume in piena quel nuovo sentimento sgretolò gli
argini di pietra nera. Un sentimento prima sconosciuto. Un calore inebriante.
L’amore.
Entrambi cedettero subito al potente dio. La regina rinunciò senza
pentimenti alla sua vita precedente. Rinunciò al malvagio potere della Strega. Con
la sua conoscenza curò Adrhos, poi seguì il principe a palazzo, dove venne
subito accolta. Non molto tempo dopo i due si sposarono e Fjarna divenne Regina.
Tutti l’amavano e la temevano. Regina Orsa la chiamavano gli insolenti
cantastorie. Bella e terribile. La sua benevolenza era sincera ed il suo odio
profondo, poiché l’antico retaggio non era scomparso del tutto.
Dal loro amore nacque una bellissima bambina. La principessa Heekima. In
tutto uguale a sua madre. Spesso il re Adrhos vedeva sul suo viso passare
strane ombre, che cercava di scacciare con tutto il suo goffo amore. Anche la
piccola imparò ad amare sua madre. E a temerla.
Al compimento del settimo anno della bimba, scure nubi si addensarono
a nord. Una bolgia immensa di creature infernali si radunò e marciò verso la
capitale. Il re preparò gli uomini alla battaglia e si mise a capo
dell’esercito.
Ma la Regina sapeva qual era il vero nemico. Sapeva che la vecchia
Strega era venuta a riscuotere un antico pegno. Aveva perduto la madre. Voleva
la figlia.
Così Fjarna attendeva nella sala del trono, dove gli idoli d’oro
rimandavano sinistri bagliori al lume tremulo delle torce. Con la piccola
assopita in grembo.
Un crudele vento le portava i suoni terribili della battaglia. Le
spade urlavano il loro canto. L’acciaio mordeva carne e ossa. La morte
aleggiava sulle strade della città. Fjarna soffriva, per non poter intervenire.
Sentiva il pericolo accompagnare il re suo marito. Ma non poteva aiutarlo. Il
suo posto era lì. In attesa.
Quando l’uscio si spalancò, le ombre della notte si riversarono
all’interno della sala del trono, portando con sé la musica orrenda della morte.
Un’ombra si mosse tra le ombre. Una macchia di oscurità nel buio.
La Regina sollevò contro voglia gli occhi verdi dal volto della
figlia.
Sei arrivata dunque, disse.
Si alzò, adagiando con delicatezza la piccola addormentata sul trono.
Scese gli scalini che lo tenevano sopraelevato dal pavimento di pietra. Si
fermò.
L’oscurità si addensò in una figura curva, dalla quale emersero due
occhi bianchi e malvagi.
Non avvicinarti oltre, vecchia! Minacciò Fjarna con la voce terribile
del suo Potere.
La Strega gracchiò una risata rauca, che si trasformò in un gorgoglio
catarroso. Quando si riprese, sputò sul pavimento.
Sai perché sono qui, disse la vecchia gorgogliando. Dammi la bambina!
Vattene vecchia. Torna nell’ombra che ti ha generato. Da me tu non
avrai niente.
Sei un’illusa se credi cha abbia fatto tutto questo, per arrendermi ad
un passo dal trionfo! Ora morirai e io mi prenderò la bambina. Sappi fin d’ora
che la alleverò alla magia oscura e la asservirò all’Abisso!
Un’altra risata orribile.
Poi Strega intonò il Canto di Potere, al quale la Regina rispose
subito.
Le loro forze si equivalevano. La Regina Orsa era potente e giovane ma
la vecchia aveva dalla sua parte centinaia d’anni di esperienza. E un cuore
duro e nero.
La Strega si erse in tutta la sua figura. L’aura di energia si espanse
intorno a lei. Le vesti le ondeggiavano intorno a causa del vento mistico, che
minacciava di spegnere i fuochi delle torce. L’oscurità densa e terribile
riempiva ogni anfratto della sala del trono, che non poteva più contenerla. Quando
le finestre dai vetri istoriati scoppiarono, lanciando schegge multicolore
sulle strade, la Heekima si destò, lanciando un piccolo gemito.
La Regina a quel richiamo si distrasse. La Strega se ne accorse. E ne
approfittò per colpire.
Quando la strega lanciò il suo incantesimo, Fjarna non riuscì ad
assorbirlo. L’energia fu troppa. Cadde a terra. La piccola si rannicchiò
impaurita.
Fjarna sentiva il freddo pavimento incomberle contro la guancia. Nella
nebbia rosso sangue vide la vecchia zoppicare verso la bambina e tenderle la
mano. Gli occhi spalancati della piccola erano colmi di orrore. Seppur esitando
prese con la sua piccola mano bianca dalle dita affusolate l’artiglio della
Strega trionfante e si incamminò con lei. Tremante.
La allora Regina raccolse tutte le sue forze. Radunò ogni frammento di
Potere rimasto. Si alzò, estraendo l’antico pugnale d’argento, avvicinandosi
alla Strega che sicura della vittoria le girava le spalle.
Ricevendo il colpo inatteso, la Strega si voltò. Sorpresa, dolore ma
soprattutto collera furono gli spiriti che si dibatterono nei suoi occhi
malvagi mentre la pelle cominciò a tendersi sulle ossa e gonfiarsi. Il Potere
trattenuto dalla sua enorme forza di volontà, stava tentando di uscire dal
quella prigione.
Nell’istante in cui il corpo della Strega esplose, Fjarna si gettò
sulla figlia per proteggerla ma nel farlo subì profondissime ferite.
Dopo poco il re tornò dalla battaglia.
Vide la principessa inginocchiata accanto al corpo della madre,
intenta ad accarezzarle i capelli lordi di sangue.
Adrhos corse dall’amata moglie. Stringendo il viso di Fjarna con le
grosse mai callose pianse per l’immenso dolore.
Al suono straziante delle urla del re gli dei si distolsero dal loro
eterno torpore. Videro ciò che era successo e vollero premiare il coraggioso
amore di una madre per la sua bambina. Così presero il corpo della regina orsa e
lo innalzarono in cielo, trasformandolo nella costellazione dell’Orsa Maggiore,
che ancora oggi percorre il cielo, ruotando attorno al suo prezioso tesoro. Girando
in eterno a guardia dell’Orsa Minore. La sua amata figlia.
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una fiaba di AGO
Colpita. Molto bello.
RispondiEliminagrazie carissima!
EliminaFantastica, complimenti davvero.
RispondiEliminaGrazie mille Luca
EliminaBellissima, complimenti.
RispondiEliminaBellissima, sei un idolo!!!!!
RispondiEliminaGrazie , grazie. Per me il fantasy ha un fascino speciale, soprattutto quando sono le persone reali ad ispirarlo.
EliminaMolto bella questa fiaba,è una di quelle fiabe adatte sia per i grandi e per i piccini,finale mi ha commosso anche se non c'è un lieto fine,perlomeno le forze del bene hanno trionfato,sottolineando un amore molto importante,quello di una madre
RispondiEliminaMolto dinamica la morte della strega che esplode in mille pezzi,amo questo genere di scene!!!
AGO se un giorno avrò dei figli gliela leggerò a loro questa fiaba,e come ti ripeto è proprio bella!!!
La tua ultima frase è per me il coronamento delle mie fatiche.
EliminaSono commosso e ti ringrazio.