Il tenente Dellastiara era seduto nel suo ufficio. Quello che fino a
pochi giorni fa era il suo pensatoio ora era devastato da uno strano ordine che
non gli apparteneva. Con i piedi sulla scrivania sgombra e il frusto cappello
alla Humphrey Bogart sulle ventitré, Manlio tentava di dare un senso agli
avvenimenti recenti, che avevano non poco sconvolto la sua vita. Non ultimo,
doveva ripescare il suo amico Endi da quel mare di guai in cui rischiava di
annegare.
Il suo metodo in quel momento consisteva nell'attesa che un'idea o
l'agente Rambaldi entrassero dalla porta, chi nell’ufficio, chi nella sua
testa, per fare un po' di luce in quella che ormai poteva definirsi "un’oscura
vicenda".
Visto che nessuno dei due si faceva avanti, Dellastiara tolse i piedi
dal tavolo e li sostituì con una cartina della città in cui si accinse
diligentemente a segnare i luoghi in cui erano stati fatti i ritrovamenti dei
corpi uccisi dal suo nemico. Non sapendo come chiamarlo, Manlio lo definiva
semplicemente "Lui", rilegandolo ancora in un limbo indefinito.
Il banco non era sufficiente ad accogliere il disegno di quell'antica
città, per cui Manlio procedette a rimuovere dall'unica parete sgombra da
scaffali la foto del Presidente, per appendervi la piantina. Roba che né CSI
nemmanco altri telefilm visti in tivvu!
Finora erano stati ritrovati dodici corpi. Le persone non avevano
legami tra loro, non erano dello stesso sesso, non appartenevano allo stesso
gruppo etnico, né alla stessa religione. Non erano nemmeno tutti della stessa
nazionalità. In parole povere non c'erano legami apparenti che le unissero. La
mancanza di collegamenti era l’unico collegamento.
Dellastiara tentò di figurarsi uno schema geometrico ma i vari
tentativi risultarono essere ammassi di linee incoerenti, pronti a essere lì
per significare qualcosa, fino a che un'altra linea o un punto lasciato fuori
dallo disegno non faceva crollare tutto lo schema.
L'unica area della città priva di delitti attribuibili alla Sua mano
era quella intorno alla sua casa. Sembrava che la città fosse stata stuprata in
lungo e in largo dell'assassino, tranne che per alcune decine di metri attorno
alla sua abitazione.
Questo lo inquietò non poco.
Diverse cose lo avevano inquietato negli ultimi giorni, a dire il
vero. L'ombra che aveva parlato con la voce del capitano Donati e che si era
presentata alla morte di Sergio. L'incontro con Endi e poi le spiegazioni di
Kriss e del Menestrello. Il mondo di Manlio stava sgretolandosi. Le poche
certezze che finora aveva ritenute incrollabili, stavano rovinando con una
velocità impressionante.
Proprio in quel momento di oscure paure e temibili incertezze un tonfo
sordo si udì alla porta. Il pannello venne aperto dell'agente Rambaldi, che con
l'altra mano reggeva un foglio, massaggiando si il naso.
Quante volte ti ho detto che si apre la porta prima di passare? Disse
Dellastiara irritato.
Mi scusi tenente, ecco le sue ricerche tenente. Strano! Disse Rambaldi
tendendo lo stampato verso Manlio che glielo strappò di mano. In quel momento
si ricordò che gli Inca furono sorpresi e spaventati quando si accorsero che le
file di strane formiche disegnate sui fogli dagli spagnoli erano portatrici di
significati. Manlio si augurò che Rambaldi come i Conquistadores non stesse
portando con se anche la distruzione...
Le poche righe riportavano quanto segue:
Manlio: dal latino mane, del
mattino, nome dato anticamente ai bambini nati di buon mattino.
Dellastiara: nessun altro riscontro nel Paese. L'unico a portare quel
cognome è il tenente. Il significato è l'unione della preposizione articolata “della”
nel significato di appartenenza o provenienza, con la parola Stiara, che in
alcune regioni meridionali significa strega. Il significato sembrerebbe essere:
appartenente alla strega.
Manlio Dellastiara sollevò gli occhi dal foglio e li fissò in quelli
di Rambaldi, che tremò.
C’è qualcosa la fuori Rambaldi, disse Dellastiara, che per qualche
motivo vuole me, lo capisci?
L’agente mossi il capo in segno di assenso.
Qualcosa Rambaldi, non qualcuno, continuò.
Qualcosa di oscuro e terribile, che si sta insinuando nella mia vita ma che in
realtà è sempre rimasto lì sulla soglia, come se mi spiasse. Ho sempre
avvertito questa strana presenza, che ora si è materializzata e ha cominciato
ad uccidere. Temo che non abbia ancora finito.
Rambaldi senza volerlo sollevò un sopracciglio, in quella tipica
espressione d’incredulità che accompagna sempre le rivelazioni più scottanti e
difficili da comprendere.
Non mi credi? Chiese Manlio. Allora guarda questa cartina. Vedi che
non c’è una coerenza? Non ci sono motivazioni evidenti, non ci sono schemi né
disegni.
Il caos domina, aggiunse il tenente più a se stesso che a Rambaldi, il
quale colse quel tono come una sorta di congedo. Aprì lentamente la porta
dell’ufficio e mise fuori il primo piede.
Il caos domina, ma in qualche modo si coglie un movimento. Una sorta
di vortice, disse Manlio tenendosi il mento con pollice e indice.
Rambaldi mise l’altro piede in corridoio e si dileguò.
Non un vortice ma un uragano di sangue. So dov’è Endi! Concluse
alzando gli occhi dalla cartina senza trovare conforto in quelli dell’agente,
che aveva lasciato al suo posto solo la porta socchiusa.
Merda! Disse Dellastiara prendendo dal cassetto la pistola e un sorso
di whiskey.
Merda! Ripeté uscendo.
___
un racconto breve noir di Ago
Giro di boa in questa storia, sembra veramente un puzzle. ok fino adesso abbiamo costruito il contorno, adesso dritti al centro.
RispondiEliminaCuriosità...l'entrata di Rambaldi è un omaggio a Catarella?
Un omaggio inconsapevole, perché Montalbano mi è ancora sconosciuto...
EliminaAdesso di vediamo di salvare quel povero saggio barista!
Ago ma hai il modera commenti?
RispondiEliminaHo scritto un commento ma non lo vedo pubblicato.
Prima di riscriverlo aspetto una tua risposta, altrimenti ripeterei le stesse cose.
E' stato un vero piacere conoscerti e ancora più grande leggerti.
A presto :)
Nessun moderatore cara Marilena. Basta essere iscritti e ognuno può dire di me ciò che vuole.
EliminaA proposito, grazie per esserti unita! Per me è stato un piacere altrettanto grande incontrarti.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaQuesto me lo ha pubblicato! Misteri di blogger.
RispondiEliminaScrivere noir è molto difficile, bisogna lavorar di logica, stare attenti a non creare facili tranelli coi quali fuorviare il lettore che, invece, deve essere partecipe alla sequenza logica degli eventi, ma, piuttosto, creare quella suspense atta ad introdurre uno o più colpi di scena, qual'ora la storia lo richieda e per mantenere alta la tensione nel lettore. Ed è anche questioni di atmosfera, ed è proprio questa la cosa che mi ha più colpito in questa racconto: un ritorno alle origini del classico noir, ma rivisto con moderna ironia e, senza dimenticarsi, di un accenno di cinismo, che non può assolutamente mancare in buon noir. Ma quella che più mi è piaciuta è l'atmosfera che immagino fumosa e piovosa, un ambientazione underground che nasconde, però, vecchi vizi uniti ai nuovi peccati.
Tornerò a leggerti per conoscere più a fondo i protagonisti dei tuoi racconti.
Ti rinnovo i miei più schietti complimenti, Ago.
A presto :)
Marilena
È mistero della Rete.
EliminaL'ambientazione underground è colpa di Endi, che mi ha fatto fare una brusca virata in quella direzione, ponendo un diaframma con le mie origini Lovecraftiane.
Ti ringrazio per le tue parole. Ti prego di farmi sapere quel che pensi degli altri episodi della saga del Tenente.
A presto
Ago
Aspettatemi! Vi seguo!
RispondiElimina(Sin dall'inizio questo noir è stato per evocativo di diverse affascinanti suggestioni: il ricordo della ferita per un amico svanito, e per il mio legame con lui, punteggiato dalle puntate di noir che scriveva e mi dava da leggere; e assieme il mio debole per Rupert Everett, Francesco Dellamorte/Dylan Dog, assonante a quel cognome Dellastiara così singolare, sul cui significato mi interrogavo anch'io da parecchio tempo. Adesso a queste si aggiunge anche per me, nella sensazione di caos dominante, di Qualcosa che sta cercando il cercatore e forse riuscirà a possederlo, o forse lo possiede già, l'eco dell'atmosfera inquietante, ipnotica e seducente di Twin Peaks. Perdonami, AGO, non voglio sfilacciare il prodotto della tua fantasia - della tua interiorità, dei tuoi sogni e forse dei tuoi incubi - in maniera strumentale e artificiosa. E' solo che, come tu ci metti dentro te stesso, io leggendo ci metto dentro me, e quello che mi abita e agita, e mi definisce :) )
Cara Cri, come diceva il buon Unamuno è il lettore a dare il vero carattere ad un romanzo o racconto. Se poi il lettore in questione è anche un'amica, il senso che dà torna come un boomerang. Splendido.
EliminaDivorato anche questo sedicesimo episodio,li ho letti tutti dal primo fino all'ultimo è non so descriverti AGO quanto mi siano piaciuti questa serie di racconti,non so descriverti quante emozioni e suspance ha saputo crearmi!!!
RispondiEliminaQuesto capitolo colpisce forte come un pugno nello stomaco,il cognome del tenente sembrerebbe strettamente collegato al nemico con cui sta lottando.
Geniale questo intreccio AGO,si intuiva che il tenente avesse delle doti fuori dal comune,ma addirittura qui probabilmente c'è un nesso ancora più forte tra i due opponenti (Bene vs male)
AGO scusa la domanda banale ma quando uscirà più o meno il diciassettesimo episodio?
Io come tutti gli altri lettori siamo impazienti di vedere non solo il nostro amico Endi sano e salvo ma anche che il nostro Manlio possa risolvere questa oscura e intrigante inchiesta.
Caro Giuseppe, ti ringrazio per aver letto tutto d'un fiato i racconti legati a Dellastiara.
EliminaSiamo alle battute finali, per questo ci vorrà un po' di tempo per scrivere e pubblicare gli ultimi episodi. Porta pazienza e ancora grazie.