sabato 14 maggio 2011

Ultimi pensieri


Un uomo era riverso a terra. Sotto di lui si allargava lentamente una grande macchia rossa. Tutto intorno c’erano persone urlanti e sconvolte. In lontananza si udivano le sirene delle auto della polizia e delle ambulanze in avvicinamento. Un poliziotto si avvicinò all’uomo a terra per tastargli il polso. Non era morto. Non ancora.

Fa freddo ora. Sta diventando buio. Non so più da quanto sono qui. Ho la sensazione di esserci da sempre ma la certezza che questo non sia possibile.



Sto cercando di ricordare per rimettere ordine nei miei pensieri. Cosa mi ha portato qui? Mi ricordo le parole. dette da me, dette dai miei compagni. Ricordo lo scantinato dove queste parole venivano pronunciate. La passione di quelle parole. L’impeto del Lupo e il profumo di Agata. Tutti eravamo dei guerrieri. Dei liberatori. Forse una delle parole che più venivano pronunciate era Rivoluzione.
Poi c’era il Nemico.

Il Primo Ministro era letteralmente coperto da uno scudo umano formato dalle sue guardie del corpo. Un proiettile lo aveva colpito di striscio ad una spalla ma per il resto risultava illeso. Seppur spaventato.

È una strana sensazione ricordarsi di lui ora. È come se lui fosse il centro di tutto. Delle parole, della guerra, del freddo. C’era tensione in quello scantinato, C’erano il fumo delle sigarette e il sapore del vino. Lo Stretto era il nostro capo, ci guidava nelle discussioni, come si fa coi bambini, accompagnandoci lungo la difficile strada che stavamo percorrendo. Anche lui era un centro. È come se lo Stretto e il Nemico fossero i due fuochi attorno ai quali gravitava la mia vita ellittica. Ora un po’ più vicino ad uno, ora un po’ più vicino all’altro, ma sempre volontariamente prigioniero di una forza più grande.

Poco lontano dall’uomo riverso a terra, un’altro stava urlando a squarciagola, mentre i poliziotti tentavano di imbavagliarlo a manganellate. Altri poliziotti con le armi in pugno tenevano a bada altre due persone con le mani alzate verso il cielo.

Dopo le parole sono sicuro che siano arrivati i fatti. Improvvisamente. D’un tratto eravamo lì. Intorno a lui. Ognuno col suo compito.
Ricordo l’eccitazione del momento, la folla, il caos, la determinazione di noi tutti. I volti che si accalcavano, le luci e i rumori assordanti. Il mio corpo era compresso da altri corpi che premevano e spingevano e ondeggiavano.
Eccolo! Il suo volto sorridente ed ignaro. Mille segreti compressi in ogni fibra del suo essere. Intrighi, sotterfugi, intimidazioni e soldi erano la base del suo potere. O con lui o contro di lui. E noi eravamo contro. I suoi occhi. Ha incrociato lo sguardo col mio. mi ha penetrato, mi ha letto e mi ha capito. Ha letto dentro di me l’odio e ha reagito. qualcuno ha gridato. Ci sono stati dei colpi. Di quà, di là. Urla e spinte. Ho estratto l’arma e l’ho puntata contro di lui ma in un attimo non c’era più. Un muro di giacche scure e l’odore acre dello zolfo. Prima del buio ricordo un colpo e un rivolo caldo che mi colava lungo il ventre e le gambe.

Il poliziotto si rialza, scostandosi per non macchiarsi del sangue che sta formando un piccolo lago fumante nell’aria gelida.

Fa freddo ora. ho il viso a terra, schiacciato contro questo terreno gelido. il freddo mi penetra dentro. Sento i pensieri che si intorbidiscono e una nebbia rossa che mi oscura gli occhi. Sento il calore che piano mi abbandona. Scorre tra le mie dita la vita stessa. Ho un sapore metallico in bocca. Ma non sento dolore. Tra breve sarò morto ma il mio compito non sarà stato portato a termine. Tra poco sarò morto senza aver lasciato una traccia. Tra poco sarò morto e sarò vissuto inutilmente.

-Questo è andato!- Grida il poliziotto ai suoi compagni.

Il Nemico lo sente. E sorride.

___

3 commenti:

  1. il sacrificio come ultimo atto per dare un senso alla propria vita, non sempre finisce bene.
    la storia la scrive chi vince.

    RispondiElimina
  2. AGO hai descritto molto bene gli ultimi attimi di vita un terrorista.
    Il racconto che hai scritto che sicuramente hai tratta da una storia vera,fa riflettere.
    Sbagliate o giuste che possono essere le proprie convizioni o ideologie sono del parere che non devono mai sfociare nel sangue.
    Anche se il terrorista avrebbe terminato il proprio compito,il politico sarebbe stato sostituito da un'altro e cosi... la storia si ripete all'infinito.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Stavolta nessuna storia vera, anche se il Nemico è ispirato ad un politico milanese ben noto...
      I recenti avvenimenti di Parigi ci dimostrano che la violenza serve solo a chiamare altra violenza, anche se a volte può sembrare che non ci sia altra via.
      Je suis Chralie et Ahmed!

      Elimina