lunedì 7 novembre 2011

Un passo - racconto breve d'amore

Un passo. Un altro passo. Asfalto.
Un passo. Ancora. Pozzanghere unte. Merde di cane. Sono in città.
Un passo. Quanti con queste scarpe? Consumato il cuoio della suola. Consumato.
Il grigio intorno. Fauci voraci e luci al neon. Colori tristi. Lavati da una pioggia triste.
Il sole che era mio, ora tramonta solitario oltre le cime dei palazzi. Una volta il suo letto era il mare, e le montagne. Ora le nuvole di smog lo fanno smarrire. I cavalli sono morti. I cani fuggiti. Nessuno più ricorda la strada. È un miracolo che lui continui a sorgere e tramontare. Un miracolo inutile.
Un passo. Un altro passo. Non conosco la direzione, ma procedo. Un giorno la strada finirà, spero. La strada finirà davanti alla soglia della tua dimora. Io busserò, sperando che tu mi lascerai entrare.

Fermo. La mia mano ricorda ancora la pelle del tuo fianco. I miei occhi portano ancora impressi i tuoi. Avverto il tuo profumo ad ogni respiro.
Non sono più quello di un tempo, sai. La mia vita è stata dolce ma ora nessuno più mi ricorda. Sono diventato inutile. Obsoleto.
Ho avuto decine di donne e altrettanti uomini. Li ho amati e amate. Loro hanno amato me. Ora sono tutti morti. In ognuno dei loro volti ho sempre cercato di vedere il tuo. Sei stata l’unica che io abbia mai amato davvero. Sei stata la prima. E sei stata anche l’unica ad essermi sfuggita.
Per un periodo ti ho odiato. Non capivo come avessi osato negarti. A me. Ma era solo il mio orgoglio ferito dal tuo rifiuto.
Questa città mi rifiuta. Per questo forse l’amo e rimango qui. È occupata a vivere, produrre, consumare. Io per lei non esisto. Io la cammino in lungo e in largo. Cerco di fare mia quest’entità sfuggente. Che a volte mi fa regali preziosi.
Come ora. Sul balcone di una casa. In un vaso vecchio e crepato, di terracotta macchiata di muschio, è cresciuto un arbusto.
E qui, in questo angolo squallido di mondo, con un profumo sono tornato indietro nel tempo. Di millenni. È l’odore di queste foglie che mi ha portato a te. Odore di arrosto e poesia.
Un passo. Un altro passo. Riprendo il cammino. Dolore ai piedi, alle gambe. Freddo.
Con me è sempre il tuo ricordo.
Mia amata e perduta Dafne.

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2 commenti:

  1. Molto poetico questo racconto,dal sapore millenario!
    Riguardo Dafne,ti riferisci ovviamente alla figura mitologica,no?

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    1. Esatto.
      Ho immaginato quanto possa sentirsi solo un dio

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